Scaldare la propria casa con il pellet (utilizzando una stufa o una caldaia) sta diventando sempre più una valida alternativa ai sistemi tradizionali come metano o gas.
Utilizzare pellet per scaldarsi è un ottima soluzione; è un prodotto più economico dei combustibili fossili; non ci sono costi di allacciamento ed oggi stufe e caldaie hanno comodi sistemi per regolarne l’accessione e lo spegnimento automatico.
Come scegliere però il pellet giusto e quanto pagare il pellet?
Sono le domane più comuni legati all’utilizzo di questo combustibile. Vediamo di fare un po’ di chiarezza tra le decine di offerte e prezzi presenti sul mercato.
Partiamo subito con il fare un po’ di chiarezza: il pellet deriva dalla compressione di particelle di legno precedentemente ridotte a segatura e disidratate; si presenta in “tondini” lunghi qualche centimetro. Questa forma viene ottenuta attraverso macchinari che esercitano grandi pressioni sulla segatura; grazie alla pressione ed alle resine presenti naturalmente nelle piante avviene la compattazione del prodotto che si presenta appunto in chicchi.
Qui la prima nota importante: la ossia la resina che consente al pellet di compattarsi è presente solo nelle conifere (abete e pino) mentre nelle latifoglie (faggio, rovere, frassino) essa è presente in quantità molto limitata quindi nel prodotto devono essere aggiunti degli additivi (colle/calce). Fate quindi molta attenzione alla presenza o meno di additivi ed alla quantità in essa presente. In un pellet di buona qualità gli additivi non dovrebbero essere presenti.
Secondo elemento: non esiste una pianta particolare tipo abete o faggio dalla quale ricavarlo. Ogni pianta/legno pero’ ha un potere calorifero ben preciso ed è questo il motivo per cui la stra grande maggioranza di prodotto offerto deriva principalmente da pino, abete e frassino. Le piante più comunenemente utilizzate sono comunque:
Conifere: Abete e Pino.
Latifoglie: Faggio, Rovere, Frassino
L’utilizzo dell’una o dell’altra pianta determina il colore del pellet. Il colore quindi non è un indice di qualità come non lo è neppure l’area di provenienza.
La dimensione/formato dei “chicchi” di legno: da qui non si scappa, è fondamentale che il dimensionamento sia quello corretto. La dimensione del pellet viene riportata su tutti i sacchi e viene espressa in millimetri (mm).
Introdurre elementi di dimensioni difformi da quelli presenti segnalati dal produttore della stufa causa malfunzionamenti. Il valore di dimensione è relativo al diametro; la lunghezza solitamente è standard (30 mm). Giusto per dare qualche esempio 6mm è il dimensionamento delle piccole stufe; 8mm è quello delle caldaie più grandi.
Il potere calorifero del legno (lo si trova espresso in Kcal/kg Kilocalorie/Kg oppure KWh/Kg Kilowatt orari/Kg): questo è il parametro più importante, esprime il potere calorifero del combustibile ossia quanto calore viene generato da ogni chilo di legna bruciata. Qui un link per effettuare tutte le conversioni
Un buon pellet parte da 4,7 ed arriva fino a 5,5 kWh/kg. Comprare pellet sotto 4,7kWh/kg vuol dire comprare un prodotto scadente.
Il residuo: ossia la quantità di cenere che rimane dopo la combustione. I legni più duri solitamente producono più ceneri e quindi la vostra stufa necessiterà di maggiore manutenzione. Evitate prodotti con dei residui superiori all’1%; un buon prodotto ha residui sotto l’1%
L’umidità è infine l’ultimo valore chiave nella scelta del prodotto. Essa solitamente è compresa tra 8% e 12%. Valori troppo bassi comprometterebbero il chiccho che si sbriciolerebbe mentre valori troppo alti comprometterebbero la combusione e la capacità colorifera del prodotto.